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L'anonimo di questa "confessione" è un professore e poeta americano, ha cinquant'anni, un figlio adolescente arrivato a due passi dal suicidio, una famiglia devastata, un matrimonio allo sfascio, e conosce un lungo periodo di abulia e abbruttimento. È allora che il figlio - dopo essere stato motore dello sfacelo - riappare come inatteso interlocutore. Il tema comune è la droga, l'ecstasy. Dapprima goffamente, poi sempre più lucidamente, il padre si avvicina, assapora, intensifica il suo rapporto con l'ectasy. L'anonimo estensore di questo "documento" si fa paladino del consumo di ecstasy, ne rivendica la "delizia", ne suggerisce l'uso. Con una nota di Nicholas Saunders.